Urs e Margreth Mühlemann-Lachat raccontano…

Abbiamo trascorso tutto il mese di giugno da Cecilia, nel deserto del Kalahari, partecipando attivamente alla vita del centro d’accoglienza.

Ogni giorno, a bordo dei due pulmini che ci sono stati donati, si va a prendere un centinaio di bambini a D’kar. Questo povero villaggio, più esattamente un semplice assembramento di capanne costruite con materiali di scarto e disseminate qua e là tra la sabbia del bush, dista circa 8 km dal centro d’accoglienza, poco lontano dalla cosiddetta Trans-Kalahari-Route, una sorta di autostrada asfaltata. Gli abitanti sono per la maggior parte di etnia San (Boscimani), e vivono in una condizione di grande povertà. Molte famiglie sono frammentate, alla deriva, a causa dell’Aids e dei suoi postumi, cui spesso si aggiunge l’abuso di alcool. Nella maggior parte dei casi è la nonna e/o il nonno a prendersi cura dei bambini: i genitori sono deceduti oppure i padri se ne sono semplicemente andati di casa.

Quando i bambini arrivano al centro la mattina alle otto vengono calorosamente accolti dalle maestre d’asilo e dalle assistenti; dopodiché ricevono la colazione, che consiste generalmente in una scodella calda di porridge ed una tazza di tè. Poi i bimbi sono impegnati in giochi di movimento e canzoncine in lingua locale o in inglese e per finire, prima di entrare in classe, in coro e ad occhi chiusi, recitano una breve preghiera. Questo rito quotidiano sembra divertire proprio tutti!

Un primo giro nelle varie classi serve a controllare che i bambini siano puliti ed in buona salute; in caso contrario – cioè quasi sempre! – i bambini finiscono uno alla volta nella vasca a fare il bagnetto e poi ricevono dei vestiti puliti. Felicia, l’assistente infermiera del centro, visita ed eventualmente cura i bambini malati, rivolgendosi a Cecilia solo per i casi più gravi, laddove sia necessario organizzare una visita medica o il ricovero all’ospedale circondariale di Ghanzi, che dista circa 30 km.

I bambini sono divisi in tre gruppi: i piccoli, i mezzani (primo anno d’asilo) ed i grandi (secondo anno d’asilo), il che significa che un bambino trascorre dai tre ai quattro anni presso il centro d’accoglienza prima di andare alle elementari. Cecilia si adopera per restare in contatto con i bambini che hanno lasciato il centro: regolarmente fa visita alle loro famiglie e provvede al loro sostentamento con vestiti e scarpe, talvolta anche con dei viveri. Va a trovare con una certa regolarità anche i nuovi insegnanti della scuola del villaggio: qualche volta basta la sua semplice presenza a suscitare stupore, perché qui pochi si mostrano veramente interessati a queste persone. Si instaura così un rapporto profondo e duraturo, cosa peraltro non scontata in questo ambito di relazioni sociali.

Quest’anno Cecilia e Margreth hanno rifatto il guardaroba invernale a tutti i bambini. Ci sono volute ben due settimane per dare a tutti i vestiti della loro taglia e poi vederli “sfilare” sorridenti e raggianti. Anche i dipendenti del Centro hanno potuto scegliersi dei vestiti e delle scarpe da ginnastica nuove tra quelle donate dai numerosi sostenitori americani del Paolo Zanichelli’s Children’s Home.

Nel corso della mattinata dalle classi disposte ad L attorno al cortile risuonano canti e filastrocche in lingua locale o in inglese, canzoncine, sequenze di numeri e lettere. Di quando in quando un bambino corre o cammina con passo stanco e svogliato in cortile per andare a prendere qualcosa, ma non manca mai il tempo per rivolgere un sorriso splendente a chiunque lo saluti o gli sorrida. Mentre la maggior parte dei bambini è in classe, come già accennato, ad alcuni vengono dati abiti puliti, altri vengono lavati o medicati, altri ancora imparano ad andare in bici o a camminare sui trampoli in cortile. Molti bambini ci cercano: si siedono vicino a noi ed accarezzano la nostra pelle bianca (ed in particolar modo le braccia pelose di Urs). In tutto il Centro regna un’atmosfera gioiosa e serena; anche in cucina le donne cantano e ridono, poi alle 10.30 offrono ai bimbi uno spuntino mattutino e per le 13.00 preparano un pranzo abbondante e sostanzioso. Dopo una breve siesta i bambini giocano in cortile; poi, dopo la merenda, verso le 16.00 vengono riaccompagnati al loro villaggio.

Maryna, la vice di Cecilia di origine namibiana, controlla gli impegni dei prossimi giorni e discute con Cecilia delle questioni in sospeso e dei problemi di ordine amministrativo; inoltre, l’intero gruppo di lavoro si riunisce frequentemente per discutere di problematiche generali, singoli bambini oppure problemi particolari.

I disegni degli uccelli che Margreth ha dipinto su una parete esterna e la lavagna da muro che Urs ha preparato per un futuro corso di taglio e cucito saranno pronti tra qualche giorno. Domani, dopo una notte davvero fredda, il sole splenderà nuovamente sul Kalahari e verso le 11.00 i suoi raggi porteranno nuovo calore; il Centro risuonerà ancora delle risate e delle grida di tutti quei bambini dalla pelle color cioccolato che si sono affezionati a Cecilia.

Urs e Margreth Mühlemann-Lachat