Cari amici, cari sostenitori,

In dicembre 2011, 35 bambini hanno lasciato la nostra scuola materna per proseguire alla scuola elementare a D’kar. Durante i tre anni trascorsi da noi ho avuto l’occasione di conoscerli bene e di affezionarmi a loro. Adesso mi mancano. Fortunatamente D’kar è poco distante da noi, vado a trovarli spesso.

In gennaio sono arrivati 22 bambini “nuovi”, anche loro provenienti da D’kar. Sono piccolissimi, hanno 3-4 anni d’età e mi fanno una grande tenerezza. Alcuni piangono perché gli manca la mamma, altri sono spaventati o timidi ed altri ancora fanno amicizia subito e si divertono un mondo. Abbiamo dovuto diminuire il numero di iscritti perché secondo il ministero dell’educazione il nostro asilo nido era affollato, non ci possono essere più di 22 bambini per 2 educatrici.
D’kar è un villaggio molto povero, in altre parole un agglomerato di misere capanne, messe lì sparse nella savana sabbiosa. Ce ne sono ancora alcune tradizionali, costruite con lo sterco delle mucche e con il tetto di paglia ma in maggioranza sono fatte di diversi materiali di scarto. D’kar si trova a circa a 8 km dal nostro centro di accoglienza.

Gli abitanti sono in maggioranza San o Boshimani, seguiti dagli Tswana e dagli Hereros. Oggi non è più una rarità che le varie tribù si mescolino fra di loro.

La maggior parte delle famiglie sono frammentate a causa dell’AIDS o delle sue conseguenze, oppure per l’abuso di alcool. Un’ alta percentuale dei nostri bambini cresce senza la presenza del padre.
Il nostro lavoro si svolge in un ‘area rurale del paese, cioè nel semideserto del Kalahari. La situazione nelle grandi città è senza dubbio diversa, probabilmente migliore. I nostri bambini provengono al 90 % da una classe sociale molto povera. Le donne iniziano a procreare molto presto ed hanno una media di 4-5 figli. Tanti dei nostri bambini hanno 8-9 fratelli. Negli ultimi anni le cose stanno cambiando lentamente, alcune mamme giovani vanno ogni mese in ospedale per la puntura anticoncezionale. L’uso del preservativo è una faccenda complicata. I preservativi sono gratis, ma sono soggetti a credenze e superstizioni strane. Purtroppo, così mi dicono, sono in pochi a farne uso e perciò il virus del HIV può spargersi tranquillamente. Le informazioni sulla prevenzione da parte del ministero della salute sono numerose e fatte bene, eppure tanta gente non riesce o non vuole capire l’importanza del preservativo. Lo stato del Botswana provvede alla terapia dell’AIDS, un’opportunità che altri paesi africani non hanno.

Le mie informazioni provengono da quello che vedo e sento nel villaggio e da parte del nostro personale ma vorrei chiarire che non è facile entrare nella mentalità e cultura di questa popolazione. La gente qui è molto riservata riguardo a questi temi.

Anche in Botswana si sentono le conseguenze della crisi mondiale. Con il rincaro del carburante il costo della vita è aumentato sensibilmente. Praticamente tutte le merci, ma soprattutto frutta e verdura, vengono importate via terra dal Sudafrica. Il Botswana produce carne, olio di girasole e Matebele (una specie di mais). Il nostro tentativo di fare un orto è fallito diverse volte a causa della nostra assenza durante le vacanze scolastiche ma anche per la presenza di numerosi tipi di insetti che divorano tutto. Questo però non esclude che ci sono persone che ci riescono.
Il cibo principale è il mais. Sul fuoco, in pentole di ferro, preparano la pappa di mais chiamata pup o porridge. In alternativa c’è il riso o il samp (chicchi di mais). Gli abitanti locali non hanno tre pasti fissi al giorno come noi, ma mangiano quando sentono la fame e finché nella pentola è rimasto qualcosa. Se ne hanno la possibilità, accompagnano il pup con il latte acido, chiamato Madila. Raramente si possono permettere un po’ di carne trita, è troppo costoso per loro. Le proteine necessarie provengono da fagioli, latte acido, Mapani wurms ( una specie di bruco che nasce durante la stagione delle piogge su piante particolari) e uova. Penso che quasi ogni famiglia possieda alcune galline che passeggiano intorno alla loro capanna.

Le verdure che costano di meno e vengono consumate di più sono la verza e gli spinaci. Mangiano volentieri anche i pomodori. Subito prima e durante le piogge possono trovare nella savana il Kutschus (un fungo) e diverse foglie, erbe e radici. Fornitori di vitamine sono un tipo di noccioline chiamate Marambas, delle bacche rosse e una sorta di meloni selvatici . La bevanda preferita è il tè molto zuccherato. C’è una lotta senza tregua fra il nostro personale e Maryna, l’amministratrice per l’esagerato consumo di zucchero: sono capaci di mettere 6 cucchiaini di zucchero in una tazza di tè, più gliene dai più ne usano.

Dalle nostre parti le offerte di lavoro sono scarse ed inoltre tanta gente sembra svogliata, disinteressata e senza intenzione di darsi da fare; lavorare o non lavorare non cambia poi molto!!!
Lo stipendio medio di un operaio è di circa Pula 950 al mese che corrisponde al momento a Euro 100, sicuramente non sufficiente per sfamare una famiglia. Gli stipendi statali sono più alti.
Articoli alimentari come patate, zucchine, carne, mele, pere, arance, yoghurt, succhi di frutta, e centinaia di altri prodotti, che fanno parte della nostra dieta quotidiana, hanno prezzi, che per le loro possibilità sono proibitivi. Non è che a loro non piace mangiare una buona mela o comprarsi un vestito dal cinese, semplicemente non se lo potrebbero permettere. Possedere una bicicletta per esempio, rimarrà per loro sempre un sogno!

Qui le persone vivono “dalla mano alla bocca”, non hanno la minima capacità di pensare all’indomani, tanto meno ad un futuro più lontano. I pochi soldi che ricevono li spendono tutti in una volta per rimanere senza niente dopo pochi giorni. L’offerta nei supermercati è vasta e invitante e la tentazione è grande.

A parte questo, l’abuso di alcool fa danni enormi. Una grande percentuale di uomini e donne ne sono vittime. Spesso i soldi guadagnati in una settimana, vanno a finire in whisky e birra durante il weekend. Producono alcool da tutto quello che hanno a diposizione. Chi paga le conseguenze sono anche i bambini che devono cercare il cibo da parenti e amici. Se nel clan vive una brava persona che lavora e non beve, spesso e volentieri deve supportare famiglie intere.
Orfani, persone vulnerabili, anziani e invalidi ricevono mensilmente da parte dello Stato una generosa razione alimentare composta di farina di mais, riso, zucchero, tè, verze, cipolle, arance, olio, latte, fagioli, farina, un po’ di carne secca e fiammiferi. La razione è molto abbondante e può bastare per più di una persona. I problemi riguardanti questo sostegno sono diversi, ad esempio non si capisce bene con quali criteri venga decisa la vulnerabilità di una persona, ho grossi dubbi in merito, tutto il mondo è paese !!

Quasi sempre i beneficiari del cesto alimentare lo devono dividere con tante bocche, troppe, ed è ovvio che per l’orfano o il vecchietto rimane poco o niente. I più forti hanno la precedenza. Certamente esistono anche famiglie con uno standard di vita più alto, ma vi posso assicurare che non ce ne sono molte.

Questa è senza esagerare la realtà degli abitanti di D’kar, prevalentemente boshimani. Secoli fa i boshimani non erano primitivi, casomai lo sono diventati al giorno d’oggi!! Il loro declino non è casuale nè innocente. Noi bianchi abbiamo delle grandi responsabilità al riguardo. Ma della storia dei boscimani e dei loro cambiamenti sociali vorrei parlarvi un’altra volta.

Adesso vi posso dare una bellissima notizia, finalmente sono arrivati i soldi del CINQUE PER MILLE .
I vostri soldi !!!! Grazie di cuore!

Per gli anni 2007 e 2008 abbiamo ricevuto più di € 45.000,00 una somma notevole che ci permette di portare avanti i nostri progetti.

Ringraziamenti sinceri anche ai nostri commercialisti che ci sostengono pubblicizzandoci ai loro clienti, che magari non sanno a chi devolvere il loro 5×1000. Se il vostro commercialista di fiducia non sostiene già un’ altra associazione, magari potreste essere voi i portavoce per proporci. Nel caso contattateci all’e-mail a fondo pagina o sul cellulare e noi provvederemo ad inviare al vostro commercialista o a voi direttamente i nostri volantini. Noi speriamo di avervi ancora al nostro fianco per l’anno 2012.

IL NOSTRO CODICE FISCALE È: 97295570150

ASSOCIAZIONE MOSAICO EUROAFRICANO ONLUS

Non dimenticateci!
Vi saluto con affetto
Cecilia