Cari amici,

La stagione delle piogge sta per finire, la temperatura si è abbassata notevolmente, aspettiamo l’inverno. Gennaio è stato un mese molto piovoso ed ha creato diversi allagamenti dovuti anche alla compattezza del terreno che impedisce l’assorbimento dell’acqua. In questo periodo è spettacolare vedere il deserto fiorire!

In dicembre alcuni bambini ci hanno lasciato per iniziare la scuola materna a D’kar ed in gennaio sono arrivati circa 40 bambini nuovi. In tutto ora sono circa 95.
Mi occupo regolarmente dei “nostri” bambini che frequentano la scuola elementare, così come tengo personalmente i rapporti con i genitori/parenti e con le insegnanti.
La direzione della scuola elementare, tuttavia, ha constatato che alcuni bimbi non erano ancora pronti per la scuola all’inizio dell’anno. Me lo aspettavo: ho provato a mandarli comunque, ma non erano sufficientemente preparati e così, dopo dieci giorni, la direttrice li ha riportati al Centro affinché frequentino la scuola materna per un altro anno, come vuole la legge locale. Questi bambini sono molto felici all’idea di restare, la mattina sul pulmino cantano e con gioia mi raccontano storie della tradizione locale. Speriamo che per l’anno prossimo siano pronti per le elementari…

I nuovi arrivati necessitano di particolare attenzione, pazienza e perseveranza. Devono imparare cose “elementari” come andare in bagno, lavare le manine, i denti, togliere le scarpe per il sonnellino pomeridiano ecc. Mi fanno tanta tenerezza perchè alcuni sono spaventati, altri timidi e non sanno che cosa significhi rispettare le regole. Una decina di loro sono i più piccoli, hanno infatti meno di tre anni.

Il loro stato di salute è abbastanza buono, anche se alcuni hanno mostrato segni di malnutrizione: spero che con una dieta equilibrata e con delle vitamine (donazione dall’Italia) possano migliorare rapidamente.
Un problema molto diffuso è la Tinea circinata, un fungo che purtroppo si trova su quasi tutte le teste dei nostri bimbi. Non è una malattia grave, ma molto noiosa e si trasmette facilmente.
I bambini vanno rasati e una pomata va applicata giornalmente sulle parti colpite (chiazze rotonde, della dimensione di un euro).

Quest’anno fa parte della nostra grande “famiglia” anche una bambina affetta dalla sindrome di Down. Richiede tanta attenzione ed affetto, mi segue ovunque, è diventata la mia ombra!
Tre bambini sono sotto trattamento antiretrovirale e sto impegnandomi per ricevere l’autorizzazione al test HIV da parte dei genitori/affidatari dei bambini sospetti.

Per me è una grande gioia e soddisfazione aiutare tanti bambini così bisognosi che vengono da famiglie estremamente povere e necessitano di: cibo, vestiti, cure sanitarie, educazione scolastica, attenzione, affetto e amore. Con il vostro sostegno CE LA FAREMO!!!!

I bambini che frequentano il nostro centro appartengono a tre etnie diverse: gli Tswana, i San o Boscimani e gli Herero.

Gli Tswana (o Motswana, plurale Batswana) sono un gruppo etnico dell’Africa meridionale che hanno popolato il territorio del Botswana sin da prima dell’arrivo degli Europei. Appartengono al gruppo dei popoli bantu e parlano la lingua tswana o setswana. Il setswana è una delle undici lingue nazionali del paese.

In Botswana, gli Tswana rappresentano la maggior parte della popolazione (più del 50 %).

Sono prevalentemente pastori e contadini. Il patrimonio di un uomo, la sua posizione economica e sociale vengono stabiliti della quantità di bestiame che possiede.

I loro insediamenti sono villaggi molto grandi. Le case, costruite dalle donne, sono fatte di argilla e sterco delle mucche ed i muri sono rotondi o quadrati. Per i tetti vengono usati fasci di erba secca o lamiera. I figli maschi costruiscono spesso la loro casa accanto a quella del padre, perciò si trovano diverse generazioni che vivono insieme. Le figlie invece si trasferiscono vicino ai genitori ed i parenti del marito. Purtroppo oggi poche donne si sposano, e molte sono “ragazze madri” che restano a vivere con i loro bambini a casa del proprio padre.

Il Kgosi, l’autorità assoluta, risiede nel centro del villaggio. Vicino si trova la Kgotla (comune, parlamento), da noi a D’kar si trova sotto un grande albero. Qui vengono prese le decisioni riguardanti il villaggio, si celebrano matrimoni e divorzi, e si giudicano i crimini minori.

I San, detti anche Basarwa o Boscimani, sono un popolo che vive nel Kalahari. Sono imparentati con i Khoikhoi, i quali gli hanno dato il nome “San” che significa “straniero”. In genere i San preferiscono farsi chiamare “boscimani”.

Le prove archeologiche suggeriscono che i San abitino l’Africa meridionale da almeno 22’000 anni.

Sono circa 30’000 – 40’000 e vivono nel vasto deserto del Kalahari.

Le caratteristiche fisiche dei Boscimani sono statura molto bassa e longilinea, con spalle e bacino stretti e corpo molto asciutto. Il colore della pelle tende al “giallo-bruno” con un aspetto secco e rugoso, fin da giovani.

Le loro lingue sono uniche al mondo e appartengono alla famiglia khoisan. Sono lingue differenti ma tutte caratterizzate da consonanti “clic”, simili a schiocchi.

I boscimani sono dei cacciatori-raccoglitori che per migliaia di anni hanno trovato la loro sussistenza nel deserto grazie a un’approfondita conoscenza dell’ambiente e a un insieme ridotto di tecniche efficaci in tale ambiente. Cacciano soprattutto antilopi, facendo uso di frecce avvelenate. Le basi della dieta dei boscimani sono comunque costituite da frutti, bacche e radici del deserto.

La struttura sociale è assai semplice, fondata sulla famiglia monogamica patriarcale, a partire dal cacciatore più esperto. L’abitazione, un semplice paravento o una struttura emisferica aperta davanti, fabbricata con sterpi, viene eretta al momento della sosta, quando il cacciatore ha ucciso la preda.

La cultura tradizionale dei Boscimani è oggi quasi completamente scomparsa. Molti Boscimani sono stati obbligati a lasciare i loro territori d’origine per vivere nei villaggi situati in zone non adatte alla caccia ed alla raccolta. La loro integrazione con le altre società è risultata, quasi dappertutto, difficile. Malgrado un programma di sedentarizzazione lanciato dal governo, subiscono una certa discriminazione e l’ostracismo della società tswana. Ancora oggi i Boscimani si spostano con grande facilità, riescono a camminare ore e ore per raggiungere parenti lontani, dove restano per mesi e mesi.

Gli Herero, o Ovaherero, sono un popolo africano appartenente al gruppo etnico dei bantu.
Sono circa 120’000, la maggior parte dei quali in Namibia, con gruppi minori in Botswana e Angola. La maggior parte degli Herero lavora nelle grandi fattorie o si dedica al commercio nelle grandi città.
La lingua herero è una lingua bantu, ma gli Herero di D’kar parlano anche africaans e bushmen.
La società herero è ancora centrata sul possesso del bestiame, considerato la ricchezza più grande. La gerarchia sociale è basata sulla complementarità fra le eendag (eredità matrilineare) e l’oruzo (eredità patrilineare): la madre lascia i beni materiali, mentre il padre deve provvedere all’educazione (civile e religiosa) dei figli trasmettendo loro i beni di tipo spirituale e religioso (come reliquie sacre).

Le loro abitazioni sono simili a quelle degli Tswana.

Le donne herero si distinguono per il loro caratteristico abito, costituito da una enorme crinolina, una serie di sottogonne, e un copricapo a forma di corno, adottato già in epoca coloniale e ispirato alla moda europea del tempo. Il fatto che solo per le donne sia stato elaborato un codice di vestiario dipende dal fatto che i missionari tedeschi fecero pressione affinché le donne herero si coprissero il petto.

Ci sarebbe sicuramente molto di più da raccontare su queste tre etnie, questo non è che un breve riassunto.

Vi informo infine che, in occasione della prossima dichiarazione dei redditi delle persone fisiche tramite modello 730, CUD o Unico, sarà possibile firmare per devolvere il 5 per mille della propria imposta a favore dell’Associazione Mosaico Euroafricano ONLUS. Si tratta di una procedura molto semplice: basta apporre la propria firma nell’apposito spazio ed indicare il codice fiscale dell’associazione: 97295570150.

Grazie di tutto cuore da parte mia e dei miei piccoli nipotini africani!!!!!!

Un caro saluto,

Cecilia