Cari amici, cari sostenitori, Eccomi finalmente in viaggio!!! Ho un grande desiderio di vedere i “nostri bambini” del Kalahari. Sono passate 20 ore da quando ho lasciato casa mia a Cocquio e ci vogliono altre 6 per arrivare a destinazione. Adesso mi trovo su un piccolo aereo diretto a Maun in Botswana. Sotto di noi vedo una immensa distesa in tante diverse  tonalità di verde. Nella stagione delle piogge la natura si riprende, respira, tutto cresce, tutto esplode. Amo la mia Africa, è meravigliosa e amo anche la sua popolazione. Sono piena di buoni propositi, mi sento di dover fare ancora molto per questa gente, per questi bambini dagli occhi neri, neri. Mi prometto di non farmi scoraggiare da cose banali, di volere ascoltare, di cercare di capire, e di non perdere la pazienza!!! Scendendo dall’aereo a Maun ci arriva in faccia una ventata caldissima e umida. Le mie tre valigie panciute arrivano per prime, non manca niente. Danno nell’occhio perché sono di colore rosso, blu e viola e in tutto pesano 72kg! Vedo che la Lady della dogana mi osserva! Viste diverse spiacevoli esperienze in dogana durante alcuni viaggi precedenti, non mi conviene passare per prima, sarebbe come andare direttamente nella tana del lupo! Sono agitata! “Calmati Cecilia”, mi dico, “non vorrai mica entrare in fibrillazione  per 38 paia di scarpine nuove (regalate da Pianeta Calzature di Caravate), 25 T-shirt da vendere per il Mosaico Euroafricano, pantaloni, magliette e giocattoli per i bambini, stoffe per il progetto donne, 3kg di Parmigiano Reggiano (vietato), altri 3 kg di caffè e un proibitissimo salame! Mi infilo con il mio carello in mezzo ad un gruppo di turisti francesi che aspettano i loro bagagli. La signora davanti a me si gira, e mi chiede: “Vuole passare? Perché a me manca ancora una valigia!” “Anche a me”, mento! Si gira verso il marito e gli dice in francese: “Mon Dieu, hai visto quanti bagagli ha questa Signora!” Finalmente il gruppo si mette in moto verso la dogana. Il mio cuore batte a mille ma con testa alta, senza guardare né a destra né a sinistra seguo il gruppo e passo sotto la scritta: “Niente da dichiarare!!” Questa volta mi è andata bene! Cuoma, l’autista, mi aspetta con un grande sorriso. C’è anche suo figlio Abraham, ha 17 anni ed è bellissimo. Le punte dei suoi rasta sono definite con lana gialla e le sue unghie sono laccate di colori diversi: rosso, turchese, giallo e bianco! Ci mettiamo in viaggio sulla Transkalahari. Si prosegue tutto diritto, l’orizzonte è infinito, pesanti nuvoloni neri minacciano un temporale. Fa molto caldo, l’aria condizionata non funziona, pazienza!! Non c’è traffico, per niente, non c’è mai traffico, incontriamo più mucche e asini in mezzo alla strada che macchine. La nuvolona sopra di noi si sta scaricando, piove a dirotto. Non si riesce più a vedere la strada, ma Couma prosegue con tranquillità, anche se il tergicristallo non funziona! Pazienza per un’altra volta! Finalmente ci fermiamo. Occorrerebbe una pinza per stringere la vite ma non c’è. Pian piano andiamo avanti sotto la pioggia e in mezzo ad asini e mucche fino al prossimo villaggio dove dopo una lunga ricerca ricuperiamo l’attrezzo necessario. Sono stanca, non ne posso più!!! Ma almeno il tergicristallo va! Dobbiamo fare l’ultimo pezzo del viaggio su una strada sterrata. Troviamo tutto allagato e continua a piovere; c’è acqua dappertutto. Migliaia di piccole rane saltano nei pozzi. Da lontano vedo un gruppo di Oryx e Kudu. Proseguiamo lentamente e dopo 26 ore e trenta minuti di viaggio arrivo finalmente a casa mia in Africa. I bambini mi ricevono con urli e strilli: Ouma, ouma! Mi saltano in braccio, mi danno tanti baci e con le loro manine nere toccano i miei capelli bianchi. Le maestre battono le mani, cantano e ballano e la mastodontica cuoca mi prende in braccio e mi solleva da terra. È bello essere la benvenuta!  Sono molto soddisfatta del loro lavoro, trovo tutto in ordine. Hanno fatto passi da giganti. C’è ancora tanto da fare e noi tutti assieme vogliamo continuare e vogliamo migliorare. Dobbiamo permettere ai bambini di D’kar di frequentare la nostra scuola materna per garantire loro di avere un inizio migliore. Maryna, la mia collaboratrice è andata via ai primi di gennaio. Per il momento mio figlio Andreas e la sua compagna Charlcie che lavorano nelle nostre vicinanze si occuperanno dell’amministrazione e faranno la supervisione. Anna, la nostra collaboratrice di Milano, è venuta qui due volte per aiutarci a cambiare e sistemare alcune questioni nella casa dei bambini. Ci sono diverse persone che sono interessate a prendere il posto di Maryna, sceglieremo con cura. In ogni caso vorremmo provare a dare pian piano maggiore responsabilità ai nostri dipendenti locali con la meta di renderli autonomi in futuro. Se la mia salute lo permette continuerò a venire in Botswana regolarmente. Questo progetto deve andare avanti a vivere, è troppo importante per la popolazione povera di D’kar. Un grande grazie a tutti i nostri collaboratori che mettono le loro conoscenze, le loro capacità ed il loro impegno in questo progetto ma soprattutto lo fanno con cuore! Ringrazio anche voi tutti del vostro aiuto e vi mando un forte abbraccio. Cecilia