Lettera di Anna, 2 gennaio 2014 D’KAR, BOTSWANA, o potremmo dire: NOWHERE, BOTSWANA. Sto parlando del villaggio dei nostri bambini, si chiama D’kar, ma potrebbe chiamarsi anche Nowhere. Perché siamo nel mezzo del nulla. La cittadina più vicina è Ghanzi a trenta chilometri. Che peraltro i boscimani del villaggio non frequentano. POLVERSO, il villaggio è polveroso, i colori sono polverosi, quasi tutto dello stesso colore bruciato, la terra, le persone, le case, la vegetazione. Un bruciato che si attenua con sfumature verdi quando piove un po’ e grazie ai colori accesi dei vestiti dei suoi abitanti. Quando l’ho visitato c’era anche un caldo soffocante, direi anche quello polveroso! POVERO, nel perfetto stile africano, povero ma dignitoso, povero ma non sporco, forse a tratti disordinato, come la natura africana, che mi piace sempre dire che è un po’ disordinata. Non quei bei paesaggi americani con il sottobosco tutto pulito e sistemato. La natura e i villaggi africani son sempre arruffati. PAGLIA, FANGO, STRACCI, CARTACCE, di questo sono fatte le capanne dei suoi abitanti, basse, minuscole, precarie, disarmanti. Non sembra possibile che ci siano ancora esseri umani che vivono in queste condizioni. Le case di mattoni sono rare. Ivy, una delle donne del progetto di Cecilia, con il ricavato dei lavori del cucito si è costruita una casetta di mattoni ed ha addirittura l’elettricità. Ha una figlia Dorah che è stata da noi per tre anni, adesso è una adolescente difficile!!! Speriamo bene. Cecilia ci aveva anticipato che Ivy doveva partorire una bambina, in realtà abbiamo scoperto che era un maschietto! ACQUA, c’è l’acqua a D’kar, questo desolato pezzo di terra nel deserto del Kalahari è stato donato ai san dalla Dutch Reform Church (tanto che cosa se ne faceva???), e le istituzioni locali hanno portato l’acqua. Ogni giorno si va a prendere l’acqua al pozzo, e grazie all’oro blu si può andare avanti. CANI, magrissimi, che respirano a fatica, mi ha fatto così tanta pena. Sono così indifesi, come i bambini. La prossima volta che vado voglio portare qualcosa da mangiare anche a loro. BAMBINI, ce ne sono ovunque, tanto da pensare che si potrebbe raddoppiare, triplicare, il numero dei bambini che ospitiamo. Sbucano da tutte le parti. Siamo andati a trovarne alcuni che hanno frequentato la nostra scuola e che adesso sono alle elementari. Cecilia segue i bambini e le famiglie anche dopo che hanno lasciato la casa di Paolo. Su sua indicazione siamo andati da Cukury e Xae, due fratelli. Cukury ha un grosso problema al timpano, è quasi sordo, dovrebbe essere operato, ma al momento ancora niente, i partenti son troppi pigri per portarlo in ospedale, bisognerà che lo portiamo noi. Poi siamo andati da Caoka, una bambina mongoloide che frequenta la scuola elementare. La nonna ci ha mostrato una coperta di lana tutta colorata che ha fatto per lei con la lana regalata da Cecilia. L’inverno nel Kalahari è gelido si arriva a 0 gradi e non è facile riscaldarsi se si vive in una capanna. E poi abbiamo incontrato Loeto, Hendry e Cuba, stanno tutti bene ma continueremo a controllare che vadano a scuola e che siano in salute… in the middle of NOWHERE.